Giovanni Greppi nasce, come uomo e come artista, in un contesto di grande dinamismo, di contatti internazionali, propizio agli incontri e alle esperienze.
A diciotto anni, dopo gli studi in Svizzera, diventa assistente di Giovanni Gastel, uno dei più raffinati e celebri fotografi di moda; tre anni dopo conosce Gianni Dova, nucleare e spazialista, e frequenta il suo atelier milanese dall’84 all’86, esplorando con lui tecniche e fervori dell’arte contemporanea.
Nei due anni successivi si sposta a Firenze, dove lavora al restauro di quadri antichi presso un noto laboratorio del mondo antiquario, mentre segue i corsi di incisione presso il famoso studio Il Bisonte, l’unico in Italia dove abbia lavorato ed esposto Pablo Picasso.
Allora ha come insegnanti Swietlan Kraczyna e Domenico Viggiano; pochi anni dopo vi figurerà egli stesso come insegnante.
Nel ’90/91 si alterna tra Firenze, dove si perfeziona nella fotoincisione con Luis Camnitzer, l’artista uruguayano dal forte impegno civile; New York, dove raccoglie la più ampia documentazione fotografica sulle icone della violenza del nostro mondo, quelle immagini dell’orrore sull’innocente e l’inconsapevole destinate a formare il nucleo del suo lavoro sulla “Pietà”, e il lago di Como, dove tiene corsi di specializzazione e workshop per artisti. A questo si aggiungono, i workshop sull’incisione a colori e la fotoincisione che terrà a Firenze, presso Il Bisonte.
Dal ’95 al ’97 lavora soprattutto negli USA, dove organizza numerose mostre a Miami. Le sue opere, nel frattempo, vengono esposte dalle Americhe al Giappone.
Nel ’98, una sua mostra in Colombia ottiene ampi onori di cronaca, pur ospitando solo due esemplari di una medesima incisione: i guerriglieri hanno infatti fatto esplodere il camion che trasportava le opere a Bogotà; si salvano solo i due lavori che l’artista ha con sé in aereo.
Da questo vortice di vita e di esperienze inizia però a delinearsi una spirale centripeta, una ricerca di interiorizzazione, di concentrazione, che lo porta, nel 2003, a trasferire definitivamente tra i boschi della Toscana casa e laboratorio, da cui porta ancora e sempre avanti la sua ricerca etica e artistica, sui temi ossessionanti dell’ideale e della pietà.