Giovanni Greppi mi ha chiesto di scrivere un'introduzione a questo libro dedicato alla sua arte.
Sono ben contenta di accettare, ma il mio è piuttosto un apprezzamento che non un'analisi tecnica, cosa che non mi sento competente di fare. I miei commenti rappresentano la percezione e la risposta di un artista a un altro. La mia reazione alla produzione di Greppi è stata immediata e inequivocabile. Trovo che questa reazione non è diminuita con una conoscenza più approfondita; rimane stabile nel suo apprezzamento della sottigliezza delle sue strutture formali einterpretative.
L' arte di Greppi non è tanto una rappresentazione di ciò che vede quanto piuttosto la rappresentazione di uno stato d'animo, una risposta a ciò che vede, comunicata all'osservatore come totalità della visione e del sentimento interiore ed esteriore. La sua visione si focalizza sull'interno, guarda verso l'esterno per vedere internamente. Le sue strutture cromatiche e l'organizzazione del colore non sono toccate da azioni violente. Le risposte individuali e le percezioni creative hanno oltrepassato i livelli di complessità che comportano la violenza. Scaturiscono dal livello più profondo della contemplazione, dove coabitano serenità e assenza di tempo. In questo senso le opere di Greppi non sono databili. Penetrano in una sfera dell'osservatore individuale che va al di là delle convenzioni dell'interpretazione, delle strutture emotive e delle categorizzazioni di periodo. Oltrepassano anche lo stadio dei sogni; sono coscienti ma dimorano nel regno della contemplazione più sensibile.

 

Rosalyn Tureck