"Nella qualità avvertita e partecipe di quello sguardo penetrante che presuppone un viaggio della rivelazione del sommerso attraverso la materia pittorica e i luoghi fisici e metafisici e le situazioni esistenziali e psicologiche che essa mette in scena, ravviserei dunque la soluzione di continuità della ricerca visiva in divenire di Giovanni Greppi, che a far data dallo scorcio degli anni Ottanta, quando può dirsi sostanzialmente acquisita l’identità formale e stilistica del suo linguaggio, può dirsi articolata nelle tre grandi stagioni alle quali abbiamo accennato e che costituiscono un esempio oggi raramente reperibile di lavoro concentrato e partecipe in un’arte d’immagine diversamente connotata nel senso della natura, dell’umana condizione e della labilità comunicativa attuale, ma con l’unico obbiettivo di restituire allo sguardo la capacità di scoprire e rivelare, sempre al filtro della sensibilità e del sentimento personale, il senso, la verità, la bellezza delle cose e delle creature che ci accompagnano, del mondo nel quale siamo immersi e nel quale viaggiamo, come un’astronave nello spazio."

Nicola Micieli

 
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